La barriera corallina, sebbene rappresenti solo l’1% del suolo marino, è uno dei luoghi più spettacolari che si possano visitare. Con i suoi colori vivaci dati da una grande varietà di organismi, comprende un quarto della biodiversità marina mondiale. E’ formata da scheletri calcarei di animali chiamati comunemente coralli marini, costituiti da colonie di piccoli individui tentacolati, i polipi.
Per tutta la loro vita essi coesistono con alghe microscopiche in una vera e propria simbiosi: gli uni non sopravvivono senza gli altri, scambiandosi i nutrienti necessari per vivere. Di giorno, la parte vegetale assorbe la luce fornendo carbonio per la crescita dello scheletro e conferendo i caratteristici colori, di notte i polipi estroflettono i loro tentacoli per catturare piccole prede e garantire sostanze nutritive. Queste biocostruzioni, cioè costruzioni create da organismi viventi, si sono formate in migliaia di anni, diventando così delle vere e proprie metropoli di pesci e altre specie di animali connessi tra loro.
Nell’immaginario collettivo questo habitat, meta di molti subacquei e appassionati, è un paradiso, eppure la
vita al suo interno non è semplice come sembra, e la lotta per la sopravvivenza è una costante. I coralli,
infatti, sebbene ci sembrino delle rocce colorate, sono vere forme di vita alla base di una complessa catena alimentare.
Vediamo da vicino alcuni organismi corallivori
- Pensiamo ai pesci farfalla, che dominano le barriere con le loro 129 specie: sono facilmente riconoscibili per il corpo compatto, i colori variegati e il muso allungato quasi a formare una mini pinzetta. Questa particolare conformazione della bocca permette a questi animali di penetrare nelle fessure e nutrirsi dei piccoli polipi, mantenendo la struttura scheletrica intatta.
- Un altro grande gruppo è costituito dai pesci pappagallo. Sono chiamati così per i loro caratteristici denti che ricordano il becco di un pappagallo, e per i loro colori sgargianti. Ghiotti di alghe, sono in grado di rompere gli scheletri dei coralli per nutrirsi dei loro vegetali simbionti, riducendo le colonie in polvere. E’ bizzarro pensare che la sabbia che va a costituire le bianche spiagge tropicali sia in realtà corallo digerito da questi animali!
- Anche i pesci palla possono inserire nella loro dieta i polipi. Noti per la loro capacità di gonfiarsi in situazioni di pericolo e rilasciare una sostanza tossica paralizzante, possiedono quattro grandi denti adatti a rompere scheletri e corazze. In particolare il pesce palla punteggiato, che può superare i 50 cm di lunghezza è in grado di triturare fino a 20 grammi di coralli per metro quadro al giorno!
- Non solo i pesci si nutrono di questi coloratissimi animali, molti sono anche invertebrati. Un grande parassita è, ad esempio, il mollusco del genere Drupella, una conchiglia dalla forma spiralata che in certi casi può diventare una vera e propria piaga. Generalmente, infatti, si presenta in gruppi numerosi che in poche settimane possono divorare una colonia intera. Considerando la vastità di una barriera corallina, la morte di una singola colonia può sembrare effimera, ma nel caso in cui l’habitat sia fortemente danneggiato, la presenza di queste conchiglie può avere effetti importanti sulla sopravvivenza dei coralli.
Altri predatori di coralli (notturni)
I pericoli non ci sono solo di giorno, ma si nascondono anche di notte, quando la maggior parte degli organismi si riposa dentro qualche cavità. Ricci e stelle marine compaiono risvegliati da un lungo sonno, in particolare, la stella corona di spine rimane il predatore numero uno. Può possedere sino a 21 braccia, raggiungendo un diametro di 80 cm. I suoi raggi sono coperti di acuminate spine velenose , in grado di paralizzare un animale. Questo gigante normalmente vive solitario in un’area vasta 1 Km 2 ma, per ragioni che si stanno ancora studiando, ciclicamente centinaia di individui si riversano sulle barriere mangiando fino a 6 m 2, di colonie in un anno, per ciascuna stella. Molto si sta facendo per contrastare questo fenomeno, infatti, sebbene sia un evento naturale che generalmente colpisce le aree più compromesse, studi recenti affermano che l’aumento di queste invasioni sia collegato a fattori ambientali di origine antropica, tra cui il surriscaldamento globale e l’eccessivo apporto di nutrienti in mare derivanti dalle grandi industrie agricole.
Tutti questi organismi si definiscono corallivori, cioè predatori di coralli. Nel mondo ne sono state classificate ben 150 specie. Alcuni, come ad esempio i pesci pappagallo, sono “obbligati”, pertanto si nutrono soltanto di coralli mentre, in molti altri casi, la loro dieta è più varia, comprendendo anche altri invertebrati. Per quanto ci possa apparire strano, in natura anche la morte e la predazione hanno il loro ruolo. La presenza di questi organismi, infatti, permette la crescita e il rinnovo di nuove colonie, garantendo così una maggiore varietà delle specie all’interno della barriera.